R. Leggero u.a. (Hrsg.): Salus in Horto. Il giardino come cura

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Titel
Salus in Horto. Il giardino come cura


Erschienen
Roma 2020: D Giles Ltd.
Anzahl Seiten
224 S.
von
Simona Boscani Leoni, Historisches Institut, Universität Bern

Il presente volume, curato da Roberto Leggero e Simona Gavinelli, riprende gli interventi presentati all’incontro internazionale dedicato al giardino come cura e ai benefici del giardino, tenutosi nella doppia sede di Mendrisio (USI) e di Novara. Oltre all’introduzione di Roberto Leggero in cui sono spiegati brevemente gli intenti dell’incontro e delineati i contenuti della pubblicazione, il volume contiene tre sezioni dedicate alla cura del giardino, al giardino come cura e al giardino come cura della città. La prima sezione è introdotta da un’analisi generale sulle principali pubblicazioni dedicate al giardino, al giardinaggio e all’ortoterapia da parte di Andrea Di Salvo. L’autore riflette sul ruolo del giardino e sulla sua azione nella storia. Al giardino monastico altomedievale e alla conservazione delle conoscenze sulle piante è dedicato l’intervento di Simona Gavinelli. La studiosa mette in evidenza l’influenza di testi come il Capitulare de villis nella diffusione di colture utili all’uomo all’interno dei monasteri carolingi, colture che hanno avuto anche il merito di strutturare la comunità monastica. Il contributo di Anna Finocchi mette in evidenza la centralità delle raffigurazioni di piante e dei prodotti dell’orto all’interno dei tacuina sanitatis. Tali tacuina sono un prodotto del contesto culturale lombardo del XIV secolo ed erano inseriti in complesse reti di circolazione di oggetti e di sapere a livello internazionale. I giardini e i loci amoeni, talvolta scomparsi, nella regione del Lago d’Orta e del Sacro Monte sono al centro dell’articolo di Valerio Cirio. Cirio menziona più di una decina di giardini legati ad abitazioni appartenute ad ecclesiastici, a nobili o a famiglie benestanti di varia origine presenti su tale territorio.

La seconda sezione comincia con l’articolo di Giacomo Lorandi consacrato alle terapie utilizzate dal medico elvetico Théodore Tronchin, un seguace delle teorie umorali di origine ippocratica. L’articolo mostra i limiti dell’approccio basato sulla natura del medico svizzero, un approccio che tornerà ad essere al centro dei dibattiti medici nel XIX secolo attraverso le discussioni intorno al movimento naturopata e all’igienismo. I giardini e gli orti botanici di Novara in epoca napoleonica sono oggetto dello studio di Silvana Bartoli. Bartoli analizza le figure del medico e botanico Giovanni Biroli (1772–1825), del medico e agronomo Giuseppe Gautieri (1769–1833) e l’attività della Società Agraria del Dipartimento dell’Agogna. Il ruolo dell’orto botanico di Brera nella Milano del Sette e dell’Ottocento è l’argomento trattato da Agnese Visconti. La storica esamina il rinnovamento in direzione osservativo-sperimentale dello studio della botanica grazie all’istituzione di una cattedra ad hoc nelle Scuole Palatine e dell’Orto botanico di Brera (1774), diretto inizialmente dal monaco vallombrosano Fulgenzio Vitman (1728–1806). Nell’intento riformatore dell’imperatrice Maria Teresa l’orto doveva servire per migliorare la formazione pratica impartita ai medici e agli speziali cittadini. La sezione chiude con un contributo di Franco Mittino intorno alle possibilità offerte dalla terapia del verde. Partendo dall’esperienza concreta fatta presso una comunità psichiatrica di Novara, Mittino riflette sugli aspetti terapeutici e riabilitativi legati alle «terapie dell’orto».

Il terzo gruppo di contributi si interroga, con approcci diversi, sul tema «Il Giardino, cura della città». Mirella Montanari considera il ruolo degli orti-giardini-frutteti nella Chieri del XIII secolo. Tali orti-giardini erano considerati dalle autorità cittadine come un bene di elevato valore produttivo, i cui frutti erano destinati al mercato locale e non all’autoconsumo. In questo senso, si trattava di un’esperienza ben lontana da quella del «giardino di delizie» che si sarebbe sviluppata nel secolo seguente. Ornella Selvafolta propone, dal canto suo, un’analisi dell’opera L’elemento «verde» e l’abitazione (1950) dell’architetto milanese Luigi Figini (1903–1984), in cui l’autore propone un percorso progressivo d’avvicinamento culturale e materiale tra natura e architettura. I giardini Olivetti sono al centro del contributo di Giuseppe Lupo. Nel suo intervento, Lupo parte dalle riflessioni intorno all’economia corporativa pubblicate da Adriano Olivetti in un articolo nel quotidiano Lavoro Fascista, in cui auspicava la trasformazione delle realtà urbane in città-giardino, per arrivare poi all’immagine del giardino collegato allo sviluppo dell’azienda Olivetti ad Ivrea nelle opere di Paolo Volponi. Sascha Roesler analizza, partendo da scritti di architetti/e e storici/che, diverse osservazioni sull’estetica dei microclimi basate sulle percezioni date dai giardini. Nella seconda parte del contributo si concentra su un esame dei microclimi rispetto agli spazi verdi urbani, mentre nell’ultima parte considera le differenze termiche nelle città e descrive due casi di «arcipelaghi ambientali», prendendo come esempi le passeggiate multisensoriali create negli anni 1960 a Bath in Inghilterra e a San Francisco. Fabio Di Carlo chiude il libro con una serie di riflessioni sulle relazioni tra giardino e benessere. Egli considera i giardini come collezione (i giardini botanici) a partire dal XIII secolo (il viridario di Matteo Selvatico a Salerno), esamina – in seguito – il legame tra giardino e giardiniere e i benefici, anche psicofisici, della cura del giardino, ed arriva a riflettere sul giardino come cura della città. In questo senso, la natura in città non deve essere interpretata in un’accezione unicamente ornamentale, ma come luogo di socializzazione e di riduzione dello stress lavorativo.

Il volume propone riflessioni interessanti sul ruolo del giardino dal Medioevo all’epoca contemporanea nei diversi contesti urbani e attraverso approcci molto diversi (storici, storico-artistici, letterari, filosofici, medico-terapeutici, architettonici e urbanistici) e riesce, così, a indicare vie possibili di sviluppo delle zone verdi nelle città contemporanee. La coerenza e la coesione dei diversi contributi non sono, però, sempre evidenti.

Sarebbe stato utile, da parte dei curatori, menzionare chiaramente nell’introduzione quali riflessioni teoriche abbiano motivato la scelta dei diversi interventi pubblicati nel presente volume e quale fil rouge li abbia ispirati, permettendo ai lettori e alle lettrici di meglio contestualizzare (e comprendere) il valore degli articoli proposti.

Zitierweise:
Boscani Leoni, Simonas: Rezension zu: Leggero, Roberto; Gavinelli: Salus in Horto. Il giardino come cura, Roma 2020,. Zuerst erschienen in: Schweizerische Zeitschrift für Geschichte 72 (2), 2022, S. 282-284. Online: <https://doi.org/10.24894/2296-6013.00108>.